Venerdì Santo: a quest’ora un uomo aveva piantato un chiodo
Venerdì Santo: a quest’ora un uomo aveva piantato un chiodo
A quest’ora un uomo aveva piantato un chiodo. Uno solo. Lo descrive Daniel Meurois nel suo libro “L’uomo che piantò il chiodo” dalla devastazione alla riconciliazione. Non poté proseguire, perché iniziò a vomitare a oltranza fino a “vomitare l’anima, che era andata in pezzi”.
Definisce se stesso un uomo dormiente che si sentiva colpevole già di essere al mondo, ben sotto il livello del suolo, portatore dell’indelebile sigillo della mediocrità. Nel momento in cui gli viene proposto di fare il boia – per i 3 soldi con cui campava 10 giorni – dice: “Per ribellarsi, bisogna averne la forza; perlomeno non bisogna credere di essere nati per respirare solo a metà. (…)”
Più avanti fissa: “I mesi, dunque, trascorsero in quel modo. Imparai il mio “mestiere” chiudendo sempre più gli occhi sulla realtà degli uomini che conducevo a morte. Alcuni erano zeloti… Ma non volevo neppure sapere chi fossero gli zeloti; mi dicevano che erano assassini, e questo era sufficiente. Perché mai porsi degli interrogativi, quando non si ha nessun interesse a capire? Spesso riflettere fa male, e io non volevo provare dolore; volevo solo mangiare, continuare a dormire, e a pensare a come sarebbe stata bella la collina di fronte, a primavera, con tutti gli ulivi e i mandorli in fiore… E la primavera arrivò, sì… Oh! Come arrivò, la stagione che mi avrebbe riservato un gran fendente di spada, colpendomi al cuore!”
Quel giorno fu chiamato “Oggi tocca a te!” “Il nazareno lo inchiodiamo, hanno deciso così” “Vogliono che sia d’esempio ed è toccato a te, questo è tutto”; e lui non l’aveva mai fatto, e lui che non voleva saper di nulla ed era emozionalmente anestetizzato, incrociò il Suo sguardo, il Suo sorriso, sentì la Sua voce “tanto grave, ma così dolce” dirgli “Dunque sei tu…” e poi ancora “E così, sei tu…” e pronunciare il suo nome.
Sul nome e sul destino in questo libro vi sono passaggi meravigliosi.
Accasciato, devastato, tormentato descrive le molte esistenze che l’hanno condotto alla riconciliazione.
Ma è ora e qui, mentre siamo “vivi” in questo corpo, proprio adesso con il mondo e le sue creature in muta, che abbiamo una possibilità nel nostro silenzio interiore, di riflettere…
Sulla successione di onde d’esistenza, che sono coscienziali. L’onda parte e prosegue, sembra ed è così distante la prima emanazione da quella che vede già la riva, eppure è il medesimo Oceano. Una convenzione planetaria – ormai precaria – attribuisce una distanza ed un tempo, l’illusoria separazione d’un intero…
Su quante volte ho sentito l’anima a pezzi, o intorpidita perché inascoltata ma restava fiduciosa ad attendere un barlume d’ascolto, uno spiraglio in un cuore indurito da cui filtrare…
Su quante volte non ho avuto la forza di ribellarmi ed ho respirato solo quel tanto che bastava…
Su quante volte ho chiuso gli occhi e rinunciato a capire facendomi bastare le altrui sentenze…
Su quante volte mi sono tappato il naso obbedendo a un ordine per mestiere…
Su quante volte quel che sopraggiunge come “un gran fendente di spada” è come la prima doglia del parto, e tocca attraversare il travaglio con fede fino a quell’ultimo urlo, il più forte di tutti e rinasci, nuovo, come nuovo sarà il mondo che a quel punto saprai vedere…
Su quante volte, un sorriso amorevole, uno sguardo dolce come l’anima, una voce gentile ci hanno riportati a casa… la nostra…
È toccata a tutti, ogni parte, ed è per questo che ci abita, come vissuto o come potenziale; è tempo di lasciare – per chi è prossimo all’alba – che un sorriso gentile venga ad abitare stabilmente nel cuore. Non ci viene in vacanza Amici, si trasferisce proprio, è a casa lì, quel sorriso amante, lo sguardo che abbraccia, la voce dolce come latte celeste.
Oggi ricorre quest’unico Venerdì Santo del 2022, alle 9 Gesù fu crocifisso, a mezzogiorno è iniziata l’agonia, fino a quel momento c’è la possibilità della reversibilità, tra la vita e la morte fisica, ecco in quel momento, oggi, insieme, scegliamo la VITA, la Vita dello Spirito, e che la compassione e la misericordia prendano posto, apriamo loro le porte del cuore, delle nostre case, con gesti di pace, con parole di pace, con pensieri di pace e come inevitabilità la Pace sarà in noi e dilagante nel mondo.
Con amore, con gratitudine e fratellanza
Alessandra
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