INVITO A CENA

INVITO A CENA

INVITO A CENA

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INVITO A CENA

Immagini che a un certo punto, in un momento di oggettiva tensione, arrivi qualcuno che l’invita a cena; dice che sta sperimentando un cibo proprio per il suo bene, salvifico, e vuole assolutamente che lei ne mangi, così in fiducia, ad occhi bendati.

A quel punto lei prende tempo, declina con qualche scusa gentile, del tipo “sa, sono vegetariano, non ho molto tempo, e nemmeno fame in questo momento…” (ci hanno insegnato così, ci vuole tempo a scardinare ed essere chiari e diretti).

Quel qualcuno allora insiste, le racconta che lo fa per lei, che le sta salvando la vita, ma lei, che sceglie con cura ciò di cui si ciba, resiste insospettito, e la posizione resta d’un garbato “grazie, no”.

Allora prova la via della seduzione, unendo alla mangiata altri appetiti bassi. Ma lei è oltre, e schiva ancora, non ci crede, non si fida, non è più una scelta e tutti i campanelli interiori suonano l’allerta.

Quel qualcuno non si dà per vinto facilmente, non è abituato a perdere, non vuol proprio sentir ragioni, e si innervosisce, ha un progetto, un budget da rispettare, investimenti fatti, e non era contemplata la disobbedienza… pretende che anche lei vada e mangi, così iniziano le ritorsioni, le vengono vietate tutta una serie di cose, luoghi e mezzi pubblici, fino a mettere in discussione il suo lavoro e a sospenderla. Nel frattempo, in piena discriminazione, lo stomaco delle due si chiude sempre più… allora cerca altre informazioni, trova conferme imbarazzanti e vergognose, guarda attorno l’evidenza e vede che tra chi si è fidato, o ha ceduto, e ci è andato, e ha mangiato, purtroppo tanti stanno peggio di prima e qualcuno ne è persino morto.

Quell’apparente generoso e premuroso “qualcuno” che tanto tiene al suo bene, spazientito inizia ad alzare la voce mentre lei alza muri per difendersi, la tratta da ratto, umilia la sua dignità, e dall’insistenza passa a maniere sempre più forti: “ti obbligo per legge a venire a cena e a mangiare e se non ci vieni di tua spontanea volontà io ti multo”. E non soltanto la costringe imponendole sanzioni, le infligge un’altra violazione ancora, prima di sedersi a tavola deve dichiarare e sottoscrivere la bugia che c’è andato liberamente e volentieri, e che capiti quel che capiti lei se ne assume ogni responsabilità, lo deve anche tranquillizzare e sollevare in tutto e per tutto, perché è già molto impegnato, quel che vuole è l’unica certezza di intascare il coperto in più ficcato in un altro corpo ancora, e fare bilancio.

Mi rivolgo a lei o chi per lei, mi dica, tutto questo a lei stimolerebbe l’appetito o dei sospetti?

Alessandra Pizzi

(immagine dal web)

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